Oggi abbiamo recuperato il nostro primo articolo, quando è nato Tennis-Time, nel 2013 e ci chiedevamo perché giocare e parlare di tennis. La prima risposta piuttosto ovvia è perché ci piace, anche se è uno sport individuale, asimmetrico, complesso, dove fisico, mente, allenamento tecnico e fisico, alimentazione, materiali, vivono in un mix quasi perfetto e che per questo lo rende più affascinante ed intenso.
In un’epoca come questa dove il tennis italiano sta vivendo un’età d’oro parlare di tennis diventa più facile … o no? Una risposta che ognuno di noi può dare in maniera diversa, certo siamo tutti passati da allenatori di calcio ad allenatori di tennis, e sulle vicende belle e brutte che stanno vivendo i “nostri” atleti in campo e fuori tutti abbiamo un’opinione precisa.
Talvolta però sarebbe bene fare tabula rasa e tornare alle origini, e con questo intento vi ricordiamo in breve l’origine di questo meraviglioso e complicato sport.
2013, le nostre origini
Oggi il gioco del tennis non significa solo “pratica sportiva”, ma significa anche, in qualche modo, rievocazione di antiche tradizioni. Infatti il gioco di ribattere la palla con la mano o con un attrezzo è sempre esistito, ovviamente con tecniche e regole diverse da quelle attuali. Forse nasce in Asia Minore e trova nell’antica Grecia la prima culla, per passare poi agli antichi romani, fino al XV secolo dove si hanno descrizioni più precise su quello che era chiamato Jeu de Paume (paume = palmo della mano). La Francia se ne attribuisce la paternità, entra nella corte del re ed acquista subito una grande popolarità, ma il gioco sbarcò successivamente sull’altra sponda della Manica e in Gran Bretagna. Anche in Italia da tempo il gioco era abbastanza diffuso col nome di “Pallacorda” e nelle corti rinascimentali italiane erano numerose le sale destinate a questo gioco. Erano di solito campi “al chiuso”, ma esistevano anche quelli all’aperto e persino sistemati in terrazzi come quello del palazzo di Tivoli.
Il tennis moderno fu progettato nel 1874 dal Maggiore Wingfield su un campo a forma di clessidra. E oggi è uno sport con misure ben precise e delineate da linee bianche, campi che trovano dimora nei circoli tennis, ambienti che offrono l’opportunità di creare momenti di integrazione sociale.
E anche Tennis-Time vuole essere una grande casa, una piattaforma di idee, uno spazio che può essere riempito da tutti per lavorare, progettare, pianificare, costruire e confrontarsi con spirito di crescita. Vogliamo dare spazio ai circoli, che hanno un importante ruolo di promotore sociale, di guida all’interno del proprio territorio, stabilendo dei valori e ideali a cui tendere, da trasmettere agli sportivi e a chi li segue.
Per i più giovani il tennis è anche educazione, socializzazione, divertimento, salute e competizione. E’ un mezzo di trasmissione di valori universali, una scuola di vita, e una possibile valvola di sfogo in cui s’incanalano, stemperandosi, l’aggressività e le tensioni. “Tennis” dunque non è solo sport ma anche salute, gioia, divertimento, agonismo, competizione e un modo per misurarsi con se stessi e con gli altri, solidarietà, amicizia, rispetto delle regole e degli avversari, contenitore di valori morali e principi etici.
E per noi dunque è arrivato Tempo di Tennis, Tennis Time.